15/12/2017 - Secondo il nuovo rapporto dell’OCSE, Getting Skills Right: Italy le recenti riforme del sistema educativo (la Buona Scuola), del mercato del lavoro (Jobs Act) e le misure di politica industriale (Industria 4.0) mostrano importanti sinergie e possono contribuire a ridurre i preoccupanti squilibri fra l’offerta e la domanda di competenze nel mercato del lavoro Italiano.
Stefano Scarpetta (Direttore per l’Occupazione, il Lavoro e le Politiche Sociali dell’OCSE), in presenza di Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha ribadito tuttavia come esistano ancora diversi nodi irrisolti all’attuazione efficace delle riforme.
I risultati dei nuovi indicatori OCSE Skills for Jobs, presentati in concomitanza con il rapporto, forniscono una fotografia dettagliata delle competenze più richieste nel mercato del lavoro Italiano e delle differenze a livello regionale. “L’Italia si trova in un equilibrio, dove offerta e domanda di competenze tendono ad appiattirsi verso il basso in un circolo vizioso che ha evidenti ripercussioni negative sulla produttività, la crescita e l’utilizzo delle nuove tecnologie” ha affermato Stefano Scarpetta.
I dati mostrano una forte domanda di competenze in aree legate alle conoscenze delle nuove tecnologie quali computers e elettronica, programmazione software e utilizzo delle tecnologie digitali. L’Italia, dice Scarpetta: “ha ancora lavoro da fare per sviluppare le competenze informatiche necessarie per poter affrontare le sfide del mercato del lavoro, adesso e nel futuro e i nostri dati mostrano chiaramente una forte domanda di competenze digitali su tutto il territorio nazionale”. Professionisti con buone conoscenze informatiche e delle nuove tecnologie digitali, così come quelli delle aree mediche e ingegneristiche sono premiati nel mercato del lavoro Italiano con performance nettamente sopra la media sia in termini di occupabilità che di salari.
Ciononostante, la domanda di queste competenze (e più in generale di competenze di alto livello) rimane ancora troppo debole e circoscritta alle richieste delle grandi imprese italiane. Il resto del tessuto produttivo italiano - circa l’85% delle imprese italiane è di piccole dimensioni e prevalentemente a conduzione familiare - si concentra in settori tradizionali a bassa produttività in cui la domanda di competenze di alto livello è ridotta.
Il rapporto evidenzia, inoltre, come a fronte di una domanda, sebbene ancora troppo debole, di competenze tecniche, ingegneristiche, tecnologiche e matematiche, siano molti gli italiani che, invece, si specializzano in aree con scarsi sbocchi occupazionali. Circa il 35% dei lavoratori italiani è occupato in lavori che non sono direttamente legati al loro percorso formativo e il 21% si ritrova in posti di lavoro per i quali sono sovra-qualificati. Il rapporto, inoltre, evidenzia come questa situazione si leghi a una perdita salariale media di circa il 17% rispetto a chi, invece, si specializza in un’area con chiari sbocchi occupazionali e le cui competenze sono richieste dalle imprese.
Il rapporto presenta diversi spunti di riflessione. Fra questi:
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