Discorso di Angel Gurría
Segretario Generale dell'OCSE
Roma - Lunedì 1 aprile 2019
(Testo preparato per l'intervento)
Caro Ministro Tria, Caro Ambasciatore, Cari amici,
Sono molto lieto di essere di nuovo a Roma per presentare il Rapporto Economico sull'Italia 2019 dell'OCSE. Vorrei ringraziarLa, Signor Ministro, per l'ospitalità nella sua bella città e per l'aiuto che Lei e il suo team avete fornito nella preparazione del Rapporto.
Oggi l'economia mondiale deve affrontare ostacoli rilevanti. Secondo l'ultimo Economic Outlook dell'OCSE, pubblicato all'inizio di questo mese, la crescita mondiale dovrebbe registrare un ulteriore calo passando dal 3,6% nel 2018 al 3,3% nel 2019 e al 3,4% nel 2020. La crescita del commercio e degli investimenti rimane debole e il significativo aumento delle diseguaglianze registrato da molti Paesi prima della crisi persiste ancora oggi.
La ripresa economica è in fase di stallo
In tale contesto economico mondiale complesso, l’economia Italiana oggi è in una fase di stallo. La modesta ripresa economica che l'economia italiana ha registrato dal 2015 sino alla prima metà del 2018, è stata sostenuta da condizioni economiche mondiali favorevoli, una politica monetaria espansiva, riforme strutturali e una politica di bilancio oculata.
Le esportazioni, i consumi privati e, più tardi, i flussi di investimenti avevano favorito la crescita, facendo leva sul dinamismo del settore manifatturiero. Anche il fatto che le imprese esportatrici siano passate a una produzione a maggiore valore aggiunto ha contribuito alla ripresa. E, sebbene la crescita sia stata relativamente debole, le riforme del mercato del lavoro hanno contribuito a far aumentare il tasso di occupazione di tre punti percentuali dal 2015 a oggi.
Si tratta di successi degni di nota. Tuttavia, il rallentamento dell’economia sottolinea ancora una volta l’urgenza di sviluppare delle politiche per rivitalizzare la crescita e affrontare i significativi problemi in campo economico e sociale di cui l’Italia continua a soffrire.
Principali sfide
A livello macroeconomico, l'elevato debito pubblico italiano (pari al 132% del PIL) solleva varie questioni di primaria importanza. Esso limita la capacità della politica di bilancio di affrontare i problemi sociali ed economici del Paese e fa correre gravi rischi alla stabilità del sistema bancario, riconquistata con difficoltà. La riduzione del rapporto debito/PIL dell'Italia è quindi una priorità. Tale azione rafforzerebbe la credibilità della politica di bilancio e contribuirebbe a ridurre il premio di rischio sul debito pubblico. Se non si adotta una politica di bilancio sostenibile, il margine di manovra per migliorare le infrastrutture, fornire sostegno ai più svantaggiati ed erogare servizi pubblici all'altezza delle aspettative si ridurrà inevitabilmente.
Il Paese deve altresì affrontare sfide significative in ambito sociale. In Italia il tenore materiale di vita, misurato dal PIL pro capite, presenta circa lo stesso livello del 2000. I tassi di povertà sono più che raddoppiati negli ultimi sei anni per i giovani e gli adulti in età lavorativa, passando al 10%. Nonostante i miglioramenti registrati nel mercato del lavoro, la persistente mancanza di opportunità occupazionali costringe un numero significativo e sempre maggiore di giovani a emigrare. L'Italia, inoltre, presenta uno dei tassi di occupazione femminili più bassi, alla pari del Messico, della Grecia e della Turchia.
Vi sono anche notevoli disparità di reddito e benessere, che in Italia assumono un carattere regionale, molto più spiccato, rispetto agli altri Paesi dell'OCSE. Tali disparità sono persistenti e profondamente radicate. Si registrano attualmente tassi d'occupazione che vanno dal 70% a Bolzano al 40% in Calabria. Il sistema fiscale e previdenziale vigente in Italia aggrava ancora di più tali disparità. Nelle Regioni più economicamente arretrate, per esempio, vi sono meno posti disponibili per l'assistenza all'infanzia, e ciò impedisce o scoraggia molti genitori (soprattutto le donne) dall'entrare nel mercato del lavoro.
Un'altra delle sfide principali sottolineate nello studio è rappresentata dalla necessità di promuovere un sistema di spesa pubblica più efficiente. L'eccessiva frammentazione della spesa pubblica tra programmi troppo numerosi, associata a un coordinamento insufficiente tra le amministrazioni e le agenzie centrali e locali, limita l’efficacia della e comporta rischi di corruzione.
Si tratta solo di alcuni esempi tra le questioni sollevate nel Rapporto dell’OCSE, che sottolineano quanto sia necessario continuare sulla strada delle riforme, intensificando gli sforzi sino a qua compiuti: è questa la raccomandazione principale contenuta nello Studio Economico.
Principali raccomandazioni per affrontare le sfide strutturali
Al fine di risolvere i problemi di ordine strutturale dell'Italia è necessario adottare una serie di riforme pluriennali, volte a favorire una crescita più solida e inclusiva e a ripristinare la fiducia nella capacità di riforma del Paese.
L'ambiziosa serie di riforme proposte nello studio consentirebbe di aumentare l’occupazione, migliorare il benessere, rivitalizzare la crescita della produttività e, se accompagnate da un graduale aumento dell'avanzo primario a oltre il 2%, riportare il rapporto debito/PIL su un percorso discendente. A tal fine il Rapporto dell'OCSE propone una serie di specifiche raccomandazioni. Permettetemi di sottolinearne alcune, che consideriamo essenziali:
1) Promuovere una crescita inclusiva, riducendo al contempo il debito pubblico. Come raggiungere un tale risultato? Innanzitutto, è necessario favorire una crescita dell'occupazione e della produttività in Italia. Ciò è fondamentale per aumentare il tenore di vita e a tal fine sarà necessario accrescere la concorrenza nei mercati protetti, come quello delle prestazioni professionali e dei servizi pubblici locali. Occorre poi favorire l'innovazione inclusiva e incoraggiare le dinamiche imprenditoriali, anche tramite l'introduzione di incentivi mirati nell'ambito del Piano Industria 4,0; completare l'attuazione del nuovo sistema fallimentare, rimuovendo gli ostacoli che rallentano la crescita delle PMI; e migliorare il livello di efficienza della pubblica amministrazione accrescendone l'accountability e la transparenza.
Allo stesso tempo, è necessario adoperarsi in parallelo per migliorare la qualità del sistema di spesa pubblica. L'integrazione di una spending review nel processo di bilancio annuale contribuirebbe alla razionalizzazione della spesa pubblica. Inoltre, la cessazione del regime di pensionamento anticipato, introdotto nel 2019, consentirebbe di liberare ampie risorse (circa 40 miliardi di euro fino al 2025, pari al 2,3% del PIL annuo), che potrebbero essere impiegate per fornire un sostegno all'occupazione e incrementare le opportunità per i giovani, promuovendo al contempo l’equità tra le generazioni.
2) Ridurre le vaste disparità regionali e sociali. I significativi fondi supplementari che il Reddito di cittadinanza consente di stanziare per i programmi di contrasto alla povertà contribuiscono ad affrontare la questione delle disparità sociali e regionali. Per essere efficaci e non creare circoli viziosi della povertà, tuttavia, gli incentivi per l'occupazione devono essere rafforzati. La diminuzione del Reddito di cittadinanza, l'introduzione di sussidi vincolati all’occupazione nel settore formale dell’economia mirati ai lavoratori a basso reddito e la semplificazione del sistema di imposte sul reddito delle persone fisiche, attuata rafforzando al contempo la progressività di tale sistema senza ridurre il gettito fiscale, rappresenterebbero un importante passo in tale direzione.
Al fine di assicurare il successo di un regime di reddito minimo garantito è necessario potenziare i servizi pubblici per l'impiego. Il Governo italiano sta finalmente destinando notevoli risorse a tali servizi, ma occorrerà altresì introdurre un piano pluriennale chiaramente definito per migliorarne l'efficacia, che preveda l'impiego di strumenti di profilazione e investimenti in sistemi informatici. Vi sono inoltre largi margini per un rafforzare il coordinamento tra i centri per l’impiego, al fine di diffondere le migliori pratiche e migliorare le prestazioni dei centri meno efficienti.
3) L'Italia dovrebbe potenziare gli investimenti pubblici e l'efficacia delle politiche di sviluppo regionale. Il livello degli investimenti privati ha iniziato a segnare una ripresa negli ultimi due anni, mentre quello degli investimenti pubblici in rapporto al PIL ha registrato un continuo calo, passando all'1,8% nel 2018, il valore più basso in 25 anni! L'insufficiente allocazione di fondi e una gestione dei progetti poco efficace hanno provocato ritardi nell'esecuzione e ostacolato l'impiego delle risorse.
I grandi progetti infrastrutturali sono particolarmente problematici in quanto i processi di pianificazione ed esecuzione sono estremamente lenti ed esposti a rischi di corruzione.
Il piano che prevede la creazione di un'unità centrale di supporto tecnico per potenziare i processi di pianificazione ed esecuzione degli investimenti pubblici è quindi tempestivo e appropriato. È essenziale che le iniziative volte ad accelerare la pianificazione ed esecuzione dei progetti infrastrutturali non intacchino le prerogative e i poteri dell'Autorità anticorruzione, per non compromettere l'efficacia delle importanti attività che sta portando avanti.
Inoltre, al fine di assicurare un impiego più rapido dei fondi nazionali ed europei per lo sviluppo regionale e migliorare la qualità dei progetti a livello locale, l'Italia deve rafforzare il ruolo e le competenze degli organismi delle amministrazioni centrali responsabili delle politiche regionali, assicurandosi nello stesso tempo che essi possano offrire un efficace sostegno alle amministrazioni locali.
Migliori strategie di sviluppo regionale apporterebbero benefici anche all'ambiente. Nel nord, la percentuale di rifiuti urbani riciclati è pari al 64%, mentre nel sud si passa al 38%: tale divario è indicativo di una serie di problemi di capacità e coordinamento. Da un punto di vista più strategico, un miglioramento della governance delle città e delle aree metropolitane non solo fornirebbe sostegno allo sviluppo regionale, ma consentirebbe inoltre di facilitare gli spostamenti dei pendolari verso il posto di lavoro e di far diminuire il consumo di energia, l'inquinamento e le emissioni di CO2 nelle città. Un ulteriore aumento della quota di fonti rinnovabili nel mix energetico consentirà di avvicinarsi agli obiettivi dell'Accordo di Parigi sul cambiamento climatico.
Signor Ministro, Signore e Signori,
Le sfide cui deve far fronte l'Italia possono sembrare sconfortanti, ma, come indica il presente Rapporto, adottando le misure appropriate potremo, insieme, creare una situazione favorevole per tutte le regioni del Paese e tutte le generazioni degli italiani.
Potete contare sull'OCSE per il proseguimento della collaborazione con l'Italia, e a favore dell'Italia, alla ricerca di politiche migliori per una vita migliore. Grazie.
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